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autore
brano
 
Cesare
De bello gallico III,28
 
originale
 
[28] Eodem fere tempore Caesar, etsi prope exacta iam aestas erat, tamen, quod omni Gallia pacata Morini Menapiique supererant, qui in armis essent neque ad eum umquam legatos de pace misissent, arbitratus id bellum celeriter confici posse eo exercitum duxit; qui longe alia ratione ac reliqui Galli bellum gerere coeperunt. Nam quod intellegebant maximas nationes, quae proelio contendissent, pulsas superatasque esse, continentesque silvas ac paludes habebant, eo se suaque omnia contulerunt. Ad quarum initium silvarum cum Caesar pervenisset castraque munire instituisset neque hostis interim visus esset, dispersis in opere nostris subito ex omnibus partibus silvae evolaverunt et in nostros impetum fecerunt. Nostri celeriter arma ceperunt eosque in silvas repulerunt et compluribus interfectis longius impeditioribus locis secuti paucos ex suis deperdiderunt.
 
traduzione
 
Quasi contemporaneamente Cesare, sebbene l'estate stesse ormai per finire, condusse l'esercito nei territori dei Morini e dei Menapi: era convinto di poter concludere rapidamente le operazioni contro di essi, gli unici due popoli che, in tutta la Gallia ormai pacificata, ancora erano in armi e non gli avevano mai mandato ambascerie per chiedere pace. I nemici adottarono una tattica ben diversa rispetto agli altri Galli. Avevano visto che, in campo aperto, nazioni molto potenti erano state respinte e battute dai Romani; perci?, visto che nei loro territori si trovavano selve e paludi a non finire, vi si radunarono con tutti i loro averi. Cesare giunse sul limitare di quei boschi e cominci? a fortificare il campo senza che si scorgesse l'ombra del nemico. Di colpo, mentre i nostri, sparpagliati, erano intenti ai lavori, i nemici sbucarono da ogni anfratto della foresta e li assalirono. I Romani presero rapidamente le armi e li respinsero nelle boscaglie, uccidendone molti. Ma, protratto eccessivamente l'inseguimento, finirono in luoghi pi? intricati e subirono perdite di lieve entit
 

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